• EFFICIENZA ENERGETICA Case green, c’è l’accordo: passa la linea della flessibilità

    Parlamento e Consiglio raggiungono un compromesso sulla direttiva. Saltano gli obblighi legati alle classi energetiche e aumenta l’autonomia dei paesi membri

    15/12/2023 Autore: Giuseppe Latour

    Accordo sulla direttiva case green. Esattamente come da programmi, poco prima delle 19 del 6 dicembre il trilogo che a Bruxelles lavorava alla revisione della Energy performance of buildings directive ha chiuso un incontro durato poco più di due ore e ha licenziato, dopo sei mesi di trattative, un compromesso provvisorio, che ora dovrà essere confermato dal Consiglio e dal Parlamento europeo (probabilmente nella plenaria di febbraio). L’attuazione partirà nel 2026. «Abbiamo raggiunto un risultato rilevante questa sera - spiega il relatore al Parlamento europeo della direttiva, l’irlandese Ciaran Cuffe (Verdi) -: abbiamo creato un piano per la decarbonizzazione del patrimonio edilizio mondiale. Con questo piano, aggiungiamo un pilastro essenziale ai programmi europei di decarbonizzazione e iniziamo il lungo viaggio verso la riduzione del 36% delle emissioni europee di CO2». Gli edifici europei, infatti, sono responsabili di questa quota di emissioni. Diverso il punto di vista di Isabella Tovaglieri (Lega), relatrice ombra della direttiva al Parlamento europeo: «L’ultimo trilogo si è chiuso con un accordo al ribasso per i promotori, sono stati cancellati gli obblighi più divisivi e sono state riviste e posposte alcune scadenze. È una vittoria del buon senso e del realismo sull’ideologia». Così, Tovaglieri parla di «un successo su tutta la linea che accogliamo con grande soddisfazione». La notizia politica più importante, comunque, è che l’assetto che si è definito nel corso del precedente trilogo, il 12 ottobre, ha retto. Cambiando completamente la rotta del passaggio più rilevante della direttiva, l’articolo 9. Se fino a quel momento l’ipotesi era stata di indicare dei requisiti stringenti per i singoli edifici, non lasciando spazio ai paesi membri, in quell’incontro questo passaggio è stato rivisto, in nome di una maggiore flessibilità. I paesi membri dovranno definire dei piani per la riduzione dei consumi del loro patrimonio edilizio residenziale. Il 2020 è considerato l’anno zero e il 2050 l’anno nel quale, a completamento del percorso, bisognerà avere un patrimonio edilizio a zero emissioni. In mezzo, gli Stati dovranno assicurare un miglioramento progressivo della situazione, ragionando però sulle medie di consumo e non più sulla classe di efficienza dei singoli edifici. Gli obiettivi intermedi di riduzione dei consumi per il parco edilizio degli Stati Membri - fissati nel corso dell’incontro di ieri - saranno del 16% al 2030 e del 20-22% al 2035. Si tratta di obiettivi realistici, che si collocano nella parte bassa della forbice ipotizzata nei giorni scorsi. Saranno i paesi membri a fissare, con i loro piani, le modalità per raggiungerli. La direttiva pone, soprattutto, un vincolo: la maggior parte delle ristrutturazioni dovranno riguardare il 43% meno performante del patrimonio edilizio. In questo modo, gli obiettivi non potranno essere raggiunti solo grazie agli immobili nuovi: in Italia sarà data priorità ai lavori su cinque milioni di edifici. In questo quadro, non saranno uniformati gli attestati di prestazione energetica degli edifici, come era stato proposto dal Parlamento europeo. L’altro grande tema in discussione ieri ha riguardato l’obbligo di abbandonare i combustibili fossili, a partire dalle caldaie a gas metano, nelle abitazioni. La data entro la quale arrivare al bando completo è stata spostata in avanti, al 2040; il termine precedente era il 2035. Non solo. Se gli incentivi fiscali per questi apparecchi saranno cancellati a partire dal 2025, è stato esplicitamente stabilito che sarà possibile dare incentivi ai sistemi di riscaldamento ibridi, come quelli che combinano caldaie e pompe di calore. Ancora, è stato trovato un accordo anche sull’obbligo di installare pannelli solari sugli edifici. Vengono, così, totalmente esclusi gli edifici residenziali esistenti; questo onere sarà limitato agli edifici pubblici e non residenziali di grandi dimensioni, con un’entrata in vigore  progressiva. Dal 2030, infine, tutti gli edifici residenziali nuovi dovranno essere a zero emissioni. 

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